Questo nuovo capitolo della nostra vita individuale e sociale ha avuto inizio circa un mese fa. Nessuno poteva immaginare come sarebbe cambiata la nostra quotidianità in un tempo così breve. In questo mese abbiamo dovuto imparare a conoscere e capire come affrontare il nuovo pericolo e trovare strategie e compromessi per stare al sicuro nel miglior modo possibile.
Siamo stati toccati in una dimensione che nella nostra società, per la maggior parte delle persone, è data per scontata: la sopravvivenza.
Abbiamo ormai acquisito delle certezze che ci permettono di non preoccuparcene troppo, abbiamo un tetto sulla testa, un lavoro e se non c’è intervengono stato o enti benefici, assistenza medica se ci ammaliamo. Questo nuovo scenario arriva a destabilizzare l’equilibrio che finora è sembrato funzionare ma che, evidentemente, ora va rivisto.
Il fatto che in molte occasioni abbiamo assistito alla corsa al supermercato, a gesti rabbiosi o violenti, alla fuga dai luoghi a rischio ci conferma che si è attivato il nostro istinto di sopravvivenza, quello gestito dal cosiddetto cervello rettiliano. La reazione più impulsiva di fronte a un pericolo, infatti, è quella dell’attacco o della fuga, e non c’è mediazione razionale che la possa fermare quando si attiva perché il suo scopo è preservare la sopravvivenza del singolo e della specie.
Chi è riuscito invece a non arrivare a reazioni così impulsive ha tuttavia sentito sicuramente la paura per la situazione oggettiva. Questo è normale, così come essere preoccupati, registrare un livello di ansia e tensione maggiore, avere difficoltà a riposare di notte o fare brutti sogni.
Stiamo affrontando un trauma collettivo che ha moltissimi risvolti perché avviene in una società complessa con equilibri psico-socio-economici delicati.
Come affrontare la situazione?
Prima di tutto è importante poter ascoltare il proprio stato emotivo e le preoccupazioni che arrivano. Non posso far finta che non faccia paura tutto questo, perché se reprimo la paura rischio che continui a lavorare al mio interno portandomi a disagi maggiori nel tempo.
Quindi condividiamo i nostri stati d’animo con le persone care, anche se a distanza. Ognuno come può e al livello che sente di poter tollerare.
C’è chi ogni tanto sfoga la tensione con un pianto, chi ha più bisogno di tenere tutto sotto controllo non lascia trapelare nulla, chi usa il fare come modo per allentare lo stress, chi dorme o “spegne” il cervello davanti a uno schermo. L’importante è non ignorare le emozioni ma occuparsene, ripeto, ognuno come meglio riesce.
E tu, cosa hai provato nelle scorse settimane? E oggi, come ti senti? Hai notato dei cambiamenti nei tuoi stati d’animo? Sono emersi disturbi a livello fisico che prima non avevi, o sono peggiorati?
Iniziamo così, con qualche domanda che risvegli la consapevolezza, è un buon punto di partenza per attivare le risorse e le strategie necessarie per prenderci buona cura di noi stessi.
Nei prossimi articoli ne parleremo.