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Psicologia, Yoga e Neuroscienze a servizio della Salute

“Purtroppo la mente è irrequieta e si posa solo brevemente, come una mosca, su qualunque oggetto di contemplazione.
Swami Kriyananda Pantajali –
Se vuoi ottenere i benefici della contemplazione (Yoga) e della realizzazione spirituale (Vedanta), la prima cosa necessaria è la calma mentale. Quella calma è il frutto della pratica dello Yoga.”
Mentre la via orientale da millenni ha seguito il percorso dello yoga per ottenere la “calma della mente”, in occidente a partire dalla fine dell’Ottocento alcuni medici iniziarono ad interessarsi al funzionamento mentale e a come mente, cervello, corpo ed emozioni potessero essere collegate.
Capostipite di quest’onda di riflessioni fu Freud, fondatore della Psicoanalisi, che osservando le pazienti isteriche si rese conto dell’importanza della mente nel determinare la salute, anche fisica, dell’individuo.
La strutturazione della mente in conscio, inconscio e preconscio e poi in io, es e super-io ha permesso di aprire riflessioni sull’importanza del funzionamento mentale e il suo metodo basato sulle libere associazioni ha aperto uno sguardo sui processi inconsci.
Oggi il pensiero occidentale e orientale trovano integrazioni e nuove forme di scambio e riflessione, mai prima d’ora così vicine e concordi, grazie alle scoperte delle neuroscienze che convalidano l’efficacia delle antiche strade percorse dall’oriente per favorire il benessere dell’uomo.
Tre vie per aiutare le persone a gestire i traumi
Sull’onda di queste nuove scoperte Van der Kolk (2014) delinea 3 vie possibili per aiutare le persone nella gestione dei traumi, tutte e tre supportate da ricerche sull’efficacia. Queste strade sfruttano la neuroplasticità naturale del nostro cervello per gestire il trauma.
- La prima via, top-down (dall’alto verso il basso), è quella utilizzata dalla psicoanalisi, dalla psicoterapia dinamica, cognitivo comportamentale etc.: il parlare, il riconnettersi con gli altri, permette di conoscere e di capire cosa ci succede mentre elaboriamo le memorie traumatiche;
- la seconda strada è l’assunzione di farmaci che spengono le reazioni di allarme inappropriate, cambiando il modo in cui il cervello organizza l’informazione;
- la terza via, bottom-up (dal basso verso l’alto) è quella che permette al corpo di fare esperienze che contrastano in modo profondo e viscerale l’impotenza, la rabbia, il collasso derivanti dal trauma.
Gran parte delle discipline e delle pratiche provenienti dall’Oriente che si stanno dimostrando efficaci nell’aiutare le persone nella gestione dei traumi, possono essere collocate sulla prima o sulla terza via.
Il cervello infatti consente di gestire al meglio le emozioni utilizzando la regolazione top down, che rinforza la capacità di monitorare centralmente le nostre sensazioni fisiche (lo yoga nelle sue componenti di Dhyana; dharana, Pratyahara, può aiutarci in questo). L’obbiettivo è di imparare a ottenere la padronanza sulle proprie sensazioni interne e sulle emozioni.
L’altra via, la regolazione bottom up, comporta una riprogrammazione del sistema nervoso autonomo, che va incontro a modificazioni come reazione al trauma. Si può accedere al sistema nervoso autonomo attraverso il respiro (pranayama), il movimento (le asana dello yoga; thai chi; Qi Gong) e il contatto corporeo (terapie manuali che prevedono un contatto fisico, es. Shiatsu; massaggio etc.).
Tra tutte, la respirazione ha un ruolo fondamentale: è una delle poche funzioni del corpo che si trova sia sotto il controllo consapevole volontario, sia sotto quello autonomo involontario. Utilizzare il respiro permette di riprogrammare alcune funzioni di base del nostro organismo, regolando in maniera volontaria qualcosa che nella quotidianità si presenta come una funzione prevalentemente involontaria.
Tutti questi elementi portano sempre di più ad aprire un’attenta riflessione su alcuni punti di contatto tra le vie della psicoterapia occidentale e le vie dello yoga orientale utili per garantire la salute ed il benessere dell’uomo.
Quando mi trovavo per lavoro in oriente un medico mi disse:
L’essere umano è lo stesso, in occidente come in oriente, non bisogna quindi sorprendersi se terapeuti diversi, in differenti parti del mondo, in differenti epoche storiche, trovano cure simili per l’essere umano anche se le loro lingue li portano a chiamare quelle modalita di cura in maniera differente.
Occidente e oriente, a partire da linguaggi diversi, lentamente si incontrano anche grazie ai nuovi sviluppi della medicina e alle ricerche delle neuroscienze, lo studio di come il cervello supporta i processi mentali, e della neurobiologia interpersonale, lo studio di come il nostro comportamento influenza le emozioni, la biologia e l’assetto mentale di coloro che ci stanno intorno.
Note
1. Swami Kriyananda “Pantajali rivelato” Ananda edizioni
2. Bessel van der Kolk “Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche” Raffaello Cortina Editore, 2014